Loro

23b Big Luciano

 

 

Suona il telefono. È la voce del Padrone. Il Maestro, nervosetto, mi convoca: «Vieni nel mio studio», taglia corto, «voglio un tuo parere». Mollo il lavoro che sto facendo (la traduzione del testo delle canzoni di un Lp di Woody Guthrie da riportare nel libretto allegato) e mi avvio un poco sorpreso, non tanto dalla convocazione quanto dalla “causa” che la richiede. In corridoio incrocio una delle ragazze dell’amministrazione. «Vedrai… vedrai…», mi sussurra ridendo. Evidentemente sa qualcosa. Come da inalterabili istruzioni busso, poi entro. Nella stanza, che sembra la plancia di una portaerei, ci sono tre persone. Il Maestro è seduto dietro la sua immensa scrivania, sprofondato in una monumentale poltrona da boss di alto livello hollywoodiano e contornato da nastri magnetici, dischi, libri e telefoni (uno, con la staffa della cornetta spropositatamente alta, è interamente dorato, gli altri sono anonimi apparecchi della compagnia telefonica). Due signori, accoccolati in debordanti poltrone davanti a tanta scrivania, li vedo solo di spalle. È un giorno dell’anno 1977.

Scivolo in punta di piedi per portarmi davanti ai due ospiti, in modo da poterli vedere meglio. Uno, quello più massiccio, è con mia grande sorpresa il già iperfamoso tenore Luciano Pavarotti. Sorridente, apparentemente soddisfatto e dall’aria pacata. L’altro, come mi viene precisato dal Maestro, è Leone Magiera, pianista, direttore d’orchestra e uomo di fiducia di Pavarotti. I due sono amici e sodali fin dai tempi dei calzoni corti. Magiera è solito accompagnare al pianoforte i recital di Big Luciano (come hanno cominciato a chiamarlo negli Stati Uniti, da noi è, meno pomposamente, “Lucianone”).

L’oggetto della inaspettata convocazione è la nascita di una nuova etichetta discografica, la Cime, voluta dallo stesso Pavarotti, probabilmente per togliersi qualche sfizio, lui che è artista ben piantato nell’etichetta Decca. La distribuzione sul mercato nazionale sarebbe in procinto di essere affidata all’Editoriale del Maestro. Da qui la mia presenza. I due ospiti non chiedono il mio parere. Io sto ad ascoltare, forse un poco distrattamente, il conciliabolo tra loro e il Maestro. A un certo punto ci trasferiamo nella lunga sala per le riunioni. Qui Big Luciano decide di non sedersi ma va avanti e indietro accanto al lungo tavolo, quasi non fosse direttamente coinvolto dalla trattativa ma seguisse un suo impellente ragionamento. 

I dischi futuri usciranno con il doppio marchio: Cime e ArsNova (l’etichetta per la musica classica dell’Editoriale). Intanto, per giustificare la mia presenza, scambio qualche parola con il Tenorissimo, che si rivela persona veramente amabile, gentile, niente affatto spocchiosa come la sua fama planetaria sembrerebbe assegnargli di diritto. Mentre parliamo tira fuori di tasca l’ormai famoso fazzoletto bianco e si asciuga qualche goccia di sudore che gli imperla le tempie, lasciandogli inalterato l’accogliente sorriso. Mi chiede qualche informazione sul nostro catalogo, ma non più di tanto.

Il fitto parlottio tra il Maestro e Leone Magiera finisce. Il primo disco sarà dedicato ad arie verdiane con le voci di Big Luciano – che ha già dato il proprio assenso – e di Katia Ricciarelli. Per più avanti è in progetto un’iniziativa decisamente impegnativa: la Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini, che oltre a quella di Pavarotti “vedrà” le voci di Ruggero Raimondi, Lucia Valentini e Mirella Freni, sincera amica del tenore e – come avrò modo di constatare di persona durante una cena a Cremona – grande Signora, non solo nella lirica ma anche nella vita quotidiana.

La presentazione alla stampa della Petite Messe riserverà qualche incomprensione, soprattutto con il direttore d’orchestra che lamenterà lo scarso rilievo dato alla sua presenza, ma sono “incidenti” che si possono superare. Saranno le vendite a dire se è stata un’iniziativa vincente. Per la minuscola cronaca, ricordo che il Maestro Gandolfi, con un poco di affanno, mi chiede dove possa trovare un pettine perché così non si sente a proprio agio. Glielo procuro. Tutto bene.

Incontrai di nuovo Pavarotti in un freddo giorno di novembre dell’anno 1999. Dovevo intervistarlo per ordine della Rizzoli Libri che aveva avuto la commissione, da parte di un famoso produttore di spumante, di assemblare un libro contenente interviste con personaggi ampiamente noti al grande pubblico. Noi giornalisti dovevamo chiedere il loro parere sulla situazione dei rispettivi settori e una previsione per il futuro. A me, come “frequentatore” di musica, toccò proprio Big Luciano. 

Rintracciarlo non fu facile, ma alla fine riuscii a parlargli e a ottenere un appuntamento per quella stessa serata. Arrivai ad Alba che era già buio e Pavarotti aveva i minuti contati perché doveva tenere un recital di arie liriche, munifico dono di un industriale locale alla figlia che in mattinata era convolata a nozze. In albergo trovai “il Pavarotti” che già conoscevo: gentile, loquace, sereno e ottimista. Parlammo anche dell’Editoriale e del Maestro, che lui ricordava molto bene. Un po’ meno si ricordava di me. Comunque l’intervista andò via liscia. 

Dormii ad Alba e il mattino dopo ripresi l’auto (con tanto di multa per sosta vietata). In redazione buttai giù l’intervista, che prudentemente avevo anche registrato. Inviai, come da accordi, il testo per approvazione all’ufficio stampa del tenore. Tornò con alcuni tagli di nessuna importanza, anche se uno mi sorprese: quello nel quale Big Luciano, per dimostrare che l’opera lirica stava conquistando nuovo pubblico, sottolineava che in quei giorni in televisione passava una pubblicità nella quale lui era il testimonial. Autocensura? Timore di non essere compreso? O anche paura che potesse venire interpretato in modo negativo nell’ottica di futuri impegni nei grandi teatri? Non lo so: quello era lo stesso uomo che era stato parte imprescindibile dei Tre Tenori e del relativo e incontenibile successo; lo stesso uomo che aveva inventato il Pavarotti and Friends, un coraggioso e fortunato connubio tra lirica e canzone.

Anni dopo la “nostra” Messe Solennelle approderà anche nel catalogo Decca-

 

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