scampoli

8. Appunti

Nella Quinta Strada di New York qualche tempo fa camminava a mo’ di pendolo un uomo di colore di mezza età. Vestito con una certa cura, si accostava con distinto riserbo a numerosi passanti. Certamente gli obiettivi non erano casuali, ma seguivano un preciso criterio: persone di età avanzata e con abiti eleganti. Uomini e donne. Il colored somigliava come una goccia d’acqua all’attore Eddie Murphy, quello di Una poltrona per due. Gli somigliava non solo fisicamente, ma anche nella chiassosa risata. Alle persone che fermava chiedeva un’informazione qualunque. Poi ringraziava, salutava il momentaneo interlocutore, e gli consegnava con molto garbo una cartolina: «Questa è la mia casa, quando passi di là vieni a trovarmi». La cartolina raffigurava la Casa Bianca di Washington. [AeP]

Nella parte messicana della città di Tijuana, la graziosa ragazza color caramello si avvicina al gruppo di turisti appena sceso dal pullman. «Ustedes… yankies?», domanda incuriosita. «No, italiani», è la risposta. «Aaah, italiani… Italia, Al Capone!». [AeP]

Là dove cielo e mare si confondono in un uniforme colore di piombo, al largo di Cape Ann, le balena salutano irriverenti i turisti con scherzosi colpi della gigantesca coda, svettante come una bandiera. Mentre un raggio di sole taglia obliquo l’angusto spazio verticale concesso alla vista dalle nereggianti nuvole incombenti, e un vento di ghiaccio prende a pugni lo stomaco. [AeP]

L’imponente gatto rosso se ne stava accovacciato sul muretto di fronte all’oceano che bagna il New England, mentre il vento gelido del tramonto gli faceva il contropelo. «Qui è sempre così», informò la giovane ragazza vestita di viola, ridendo mentre con una mano tratteneva a stento i neri capelli presi in ostaggio dall’ultimo vortice, «rientriamo a ripararci tra le case». [AeP]

Come dimenticare il candido albergo di dodici stanze sulla sponda del lago del nord, e dalla finestra il minuscolo camposanto dall’erba verdissima tagliata radente, con la rugiada che scintilla al primo sole e le nere lapidi che erompono dal terreno, quasi tronchi spezzati sotto il cielo di madreperla? «In quell’isola laggiù», spiega la signora dall’antico volto scozzese, «si rifugiò la fanciulla Maria Stuarda». Ma già è ora di partire. [AeP]

Stranezze lessicali. Il grosso furgone che porta rifornimenti di cibarie alla confusa rivendita gestita da cinesi, mostra, su una fiancata, la scritta: VERDURE  FRUTTA  ALIMENTALI. [AeP]

Falso bordone: nemmeno del “bordone” ci si può fidare. [AeP]

Lo strano paese dove alle finestre non fioriscono gerani ma prosciutti: Langhirano. [AeP]

Leggere racconti può rivelare insospettate assonanze. Come quella che unisce I morti, ultimo racconto di Gente di Dublino di James Joyce, con Lo sconosciuto, presente in Garden Party di Katherine Mansfield. In entrambi i racconti la moglie rivela al marito un fatto. Ne I morti si tratta della morte di un giovane innamorato senza speranza che non si rassegna alla partenza della fanciulla dal collegio; nel secondo – Lo sconosciuto – della morte improvvisa di un compagno di crociera con il quale la giovane moglie non ha mai scambiato neppure una parola, e che esala l’ultimo respiro tra le braccia di lei. Nell’animo dei due mariti, il primo di vecchia data il secondo di recente status, si scatena la babele dei sentimenti, un tumulto interiore che mai troverà vera pace. Indimenticabili i due finali: «C’era neve dappertutto in Irlanda. Cadeva ovunque nella buia pianura centrale, sulla nude colline; cadeva soffice sulla palude di Allen e più a ovest sulle nere, tumultuose onde dello Shannon. Cadeva in ogni canto del cimitero deserto, lassù sulla collina dov’era sepolto Michael Fury. S’ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull’universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti.» — «“Non ti… non ti dispiace mica che te l’abbia detto, John caro? Non ti ha rattristato? Non ha mica rovinato la nostra serata… la nostra serata soli insieme?”. Lui dovette nascondere il viso. Glielo premette sul petto e la circondò con le braccia. Rovinato la loro serata! La loro serata soli insieme! Non sarebbero stati soli insieme mai più». [AeP]

Uno iato nel tempo. La poesia di Anna Achmàtova «Strinsi le mani sotto il velo oscuro» induce il lettore a immaginare che cosa fosse successo prima della separazione dei due amanti, e che cosa potrà succedere dopo. Molti quadri di Edward Hopper inducono l’osservatore a pensare che sia appena accaduta qualche cosa o che qualche cosa stia per accadere. [AeP]

«Mi piace molto quando la gente racconta della propria infanzia, ma devono farlo alla svelta, altrimenti io mi metto a parlare della mia»: è l’inizio di un breve scritto di Dylan Thomas, datato 1943. La situazione è molto attuale: anche oggi l’ansia di parlare di sé esplode nella comunicazione orale, e non è raro che chi abbia già iniziato a parlare per rispondere a una domanda sia immediatamente interrotto e sovrastato dall’interlocutore, che lo travolge con ricordi personali, aneddoti, similitudini, fatti accaduti a lui o ad altri, considerazioni, contestazioni, citazioni, allusioni… un fiume in piena inarrestabile e incontenibile… allora il “rispondente”, sconsolato, si arrende e tace, per lo più fingendo di ascoltare e di assentire. [AeP]

Autoscatto. Internet ha dato immenso spazio al narcisismo fotografico che alberga in tutti gli esseri umani. A volte con risultati autolesionistici. [AeP]

La prima volta che ascoltai Bob Dylan (disco Freewheelin‘), la sua chitarra suscitò in me, diciannovenne, l’impressione delle unghie di un cane che zampetta su un pavimento di piastrelle. [AeP]

Nei ricordi sono i particolari più piccoli, più insignificanti, a segnare con maggior forza la mente e l’anima. Quando tutto è finito rendono più vero ciò che è accaduto. [AeP]

La follia di Almayer di Joseph Conrad oltre che un grande romanzo è un perfetto canovaccio per un film che unisca avventura e introspezione psicologica. Lucidamente commovente la parte nella quale Almayer cerca di convincere la figlia Nina a non abbandonarlo. [AeP]

L’inizio del film Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (titolo originale Jeremiah Johnson) ha le parole e il ritmo di una ballata. A ben vedere, tutto il film di Sydney Pollack è una lunga ballata. [AeP]

Ci sono argomenti sui quali ognuno si sente in diritto di scrivere o dire qualsivoglia sciocchezza. Di questa realtà ci rendiamo conto quando leggiamo articoli di giornale che trattano una materia della quale siamo buoni conoscitori. Come possiamo fidarci di tutto il resto? [AeP]

Nella Premessa del traduttore, posta in apertura alla raccolta Conoscenza della notte e altre poesia di Robert Frost, il curatore e traduttore Giovanni Giudici scrive: «Non è qui il caso di risollevare in astratto la questione delle cosiddette traduzioni poetiche; che i versi vadano tradotti in versi, è abbastanza pacifico; ma altrettanto pacifico resta il fatto che, nella traduzione, molto va perduto di ciò che la critica moderna chiama il “modello” dell’originale: ossia quella particolare e irripetibile somma di suoni e significati e peculiarità lessicali e prosodiche, la cui concomitanza da luogo al risultato poetico». Nella frase è introdotto un assioma la cui validità viene – forse inconsapevolmente – contestata immediatamente dopo. A mio parere le poesie non sono mai traducibili, ma al massimo – come affermava Umberto Eco in un suo libro a un tempo godibile e interessante, anche se non completamente condivisibile – tradurre significa Dire quasi la stessa cosa. [AeP]

La Storia della Guerra Civile Americana di Raimondo Luraghi è un libro di storia tra i più belli, avvincente come un romanzo pur fondandosi solo su una documentazione minuziosa e su fatti accertati. [AeP]

La struttura del Concerto per clarinetto di Mozart ricorda la purezza dell’architettura della Grecia classica [AeP]

Lo stesso anno in cui uscivano I racconti di Belkin di Pushkin, quasi ignorati dalla critica e non compresi da un pubblico disorientato, usciva anche Veglie alla fattoria presso Dikanka, prima opera di Gogol. Pushkin, al culmine della fama, così giudicò il lavoro del giovane esordiente: «Ho finito di leggere Veglie alla fattoria preso Dikanka. Mi hanno lasciato sbalordito. Questa sì che è autentica allegria, un’allegria disinvolta, senza smancerie e affettazioni. E poi quanta poesia, quanto sentimento in certi passaggi!». [AeP]

Nel finale del film Whisky e gloria Alec Guinness descrive ai subalterni come dovrà essere il funerale del colonnello suicidatosi nei cessi con un colpo di pistola alla tempia. [AeP]

Quando una persona muore in quel preciso istante va perduta per sempre tutta la sua cultura, non solo la massa delle sue cognizioni, che d’altra parte potrebbero essere trasferite sulla pagina scritta nel corso della sua vita, ma il ben più prezioso modo in cui queste erano organizzate, il modo stesso di usarle, i sottili fili che le collegavano tra loro, e che sono, questi sì, esclusivi di ogni singolo individuo. Dunque, irripetibili. [AeP]

Goethe, che non aveva mai degnato Schubert, fu colmo di attenzioni per il giovane Mendelsshon. Il primo era povero, il secondo ricco e appartenente a una famiglia rinomata. [AeP]

Ascoltando la Nona Sinfonia di Beethoven si nota come gli spunti melodici non vengano mai spremuti al limite estremo ma scompaiano quando ancora se ne avverte il fascinoso richiamo. Come quando ci si alza da tavola con ancora un po’ di appetito. [AeP]

In una composizione musicale è sovente la “ripresa” il momento più toccante. [AeP]

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