Questa notte ho parlato con il Grande Contabile. Quello che tiene il conteggio dell’esistenza di tutti i viventi. La computa su due colonne: quella del già vissuto e quella di quanto manca alla fine. E’ preciso fino al minuto secondo. La somma delle cifre delle due colonne, a pari altezza, dà sempre lo stesso numero, che è la durata della vita. Quindi il Grande Contabile sa quanto vivremo e quando moriremo.
Gli ho parlato e gli ho fatto una richiesta: Lui, al di fuori dal tempo cronologico comune, mi conceda un periodo di totale felicità da trascorrere con la persona che mi è accanto. La durata la stabilisca Lui stesso, ma sia almeno di un anno, magari di un solo giorno. Il tempo che avrò consumato in questo modo lo potrà scalare e computare nelle rispettive colonne che mi riguardano, ma senza creare sbalzi di conteggio, in modo che nessuno si accorga della piccola eccezione.
Il Grande Contabile ha riso e ha detto che per Lui va bene. Però mi ha avvertito: «Tu non sai quanto ti manca alla fine… potresti consumare tutto il tempo che ti resta e non ritornare più a quello regolare programmato a suo tempo. Finiresti nel nulla». Ho risposto che mi sta bene, che il gioco vale di gran lunga la candela, che forse sarebbe il modo migliore per raggiungere la meta finale. Ma se mai tornassi vorrei che mi rimanesse il ricordo. «Tu l’avrai… lei no. Per lei quel tempo sarà solo un miliardesimo di secondo, e un miliardesimo di secondo non contiene ricordi».