Storia

4c John Holliday, dentista pistolero

«In pochi istanti tre uomini sono stati scagliati nell’Eternità»: l’edizione del 27 ottobre 1881 del giornale di Tombstone, una boomtown, poco più che un ammasso di turbolente case nella pianura dell’Arizona meridionale, così titolava la notizia della sparatoria del giorno prima. L’articolo occupava una sola colonna, perché già a quel tempo gli annunci pubblicitari requisivano ampio spazio nella carta stampata, ma l’impressione suscitata nel pubblico, prima quello locale poi quello nazionale, con il tempo si fece enorme.

È passata alla storia come “The Gunfight at the O.K. Corral” e vide affrontarsi due gruppi di uomini armati. Da una parte quello facente capo ai fratelli Earp, guidati da Virgil, sceriffo della cittadina ma meno carismatico del fratello Wyatt; dall’altra i fratelli Clanton, rinforzati dai McLaury. Quattro contro quattro. Da una parte gli uomini della legge, anche se non tutti immacolati nella fedina penale e nella coscienza, dall’altra un gruppo di cowboy dal poco raccomandabile presente. Tra loro una lunga serie di provocazioni, di accuse, di atti intimidatori, alcuni arresti, minacce alle mogli e sfide da sempre sul punto di esplodere. Poi qualche sciantosa oggetto di contesa, e furti di bestiame. Lo sceriffo della Contea, John Behan, aveva tentato fino all’ultimo, ma senza troppa convinzione, di evitare la più che probabile strage, ma inutilmente. D’altra parte Behan odiava gli Earp e gli Earp odiavano lui, quindi perché opporsi al destino? Conteggio finale: tre morti ammazzati , tre feriti e due senza nemmeno un graffio. Il tutto in poco più di trenta secondi in Fremont Street, davanti alle stalle dell’O.K. Corral e di fronte al laboratorio fotografico di un certo Fly. Era il 26 ottobre del 1881.

Tra i feriti c’era John Henry Holliday, scontroso e vecchio amico di Wyatt Earp, al quale si era unito all’ultimo momento. Pistolero con qualche cadavere vero o presunto sulla propria coscienza e la fama di giocatore d’azzardo dalla mano veloce sia con la sei colpi sia con le carte, Holliday verrà chiamato in giudizio insieme con Wyatt e alla fine entrambi saranno assolti in quanto «ufficiali in servizio con l’incarico di arrestare e disarmare uomini decisi e determinati, esperti nell’uso delle armi e pronti a usarle». In una minuziosa relazione per il giornale di Tombstone, Wyatt Earp scriverà: «Partecipai allo scontro ritenendolo mio dovere, insieme con i miei fratelli che erano i rappresentanti della legge. Non avevo intenzione di combattere fino a quando divenne una necessità per difendere noi stessi o il dovere che la legge ci imponeva, quando Billy Clanton e Frank McLowry estrassero la rivoltella. Sapevo che era una battaglia per la vita ed estrassi anch’io e feci fuoco per difendere me stesso, i miei fratelli e Doc Holliday». I tre morti, i due McLaury e Billy Clanton, erano stati esposti, ognuno nella propria cassa, nella vetrina di un emporio.

Holliday aveva allora trent’anni; era alto, magro, gli occhi azzurri, un bel paio di imponenti baffi e un carattere volitivo e poco malleabile se non addirittura facile all’ira. Il volto non esprimeva mai sensazioni o stati d’animo. Era nato a Griffin, nella Georgia, e aveva frequentato un istituto scolastico dove aveva studiato grammatica, retorica, storia, oltre a latino, greco e un po’ di francese. Era tutt’altro che uno sprovveduto. A 19 anni si era trasferito a Filadelfia, dove due anni dopo aveva conseguito il diploma di dentista  presso il locale College of Dental Surgery, futuro ramo dell’università. John Henry per tutti divenne “Doc”, dottore.

Poteva essere l’inizio di una vita tranquilla e rispettata. Infatti le cose si erano avviate per questa strada dopo che Doc aveva deciso di trasferirsi ad Atlanta e aprire uno studio per la cura dei denti. Durò pochi mesi. Quasi subito dopo avere iniziato l’attività medica, ecco il colpo che gli avrebbe condizionato la vita. Gli venne diagnosticata la tubercolosi, quasi certamente eredità indelebile della madre, uccisa da quello stesso male quando il ragazzo aveva quindici anni. A quell’epoca c’era ben poco da fare contro la tubercolosi. Niente radiografie, niente antibiotici. Veniva diagnosticata per così dire a orecchio e osservando l’inevitabile espettorato. 

I medici alzarono gli occhi al cielo e consigliarono di trasferirsi in un clima caldo e asciutto. Di andare a sud. Holliday andò a Dallas, nel Texas, con l’intento di proseguire l’attività di dentista, ma nessuno voleva spalancare la bocca davanti a un medico che a tratti si contorceva in preda a violenti attacchi di tosse. Per convincere la gente non bastò certo il generoso annuncio apparso su un quotidiano di Dodge City, dove nel suo instancabile peregrinare Doc sarebbe poi arrivato, e dove si avvertiva che «i pazienti insoddisfatti saranno rimborsati». Fu così che il mancato dottore scoprì che il gioco d’azzardo poteva essere un’occupazione più redditizia, sia come quarto in una mano di poker, sia come cartaio o come biscazziere per una partita di faro, ben noto gioco d’azzardo, nel salone di un locale più o meno alla moda. La nuova attività gli procurò subito una denuncia per gioco illegale e un’altra come conseguenza di una sparatoria nella quale un uomo era rimasto ucciso. Primi inconvenienti di una vita che ora si prospettava molto movimentata. Un giorno si sparse la voce che Holliday era morto, ucciso da un collega di tavolo verde.

Non era morto, ma era stato ferito. Rimessosi in piedi, Doc si recò a Fort Griffin nel Texas, una tappa fondamentale per la sua breve esistenza. Là nel 1877 incontrò la compagna della sua vita, Mary Katharine Horony detta Big Nose Kate (Kate dal Grande Naso), di professione prostituta, e poi Wyatt Earp. Kate ebbe modo di far fuggire il suo compagno dalla prigione in cui si trovava per aver accoltellato un giocatore d’azzardo, inscenando una finta sparatoria. Si rifugiarono a Dodge City, dove ritrovarono Wyatt nelle vesti di uomo della legge. Con Wyatt Doc si legherà di ferrea amicizia, segnata da reciproci salvataggi nel corso di violente risse da saloon o agguati in vicoli malfrequentati, culminata nella sfida all’O.K. Corral di Tombstone, dove nel frattempo i tre si erano trasferiti separatamente, e alla quale, dopo una notte di convulsioni, Holliday, si presentò indossando la lunga palandrana propria dell’abbigliamento dei cowboy e sotto cui celava le armi. Portava sempre due rivoltelle e un coltello. Due sere prima nel saloon aveva apostrofato Ike Clanton con l’epiteto di «son of a bitch of a cowboy» (figlio di puttana d’un cowboy). Behan riferirà che all’O.K. Corral Doc fu il primo a fare fuoco. 

La faida fu segnata da uno strascico di morti ammazzati, tra questi Virgil e Morgan Earp, e di feriti da entrambe le parti, con conseguenti arresti e processi, mentre Wyatt diventava sceriffo al posto del fratello Virgil e Holliday prendeva un’altra strada, uscendo indenne da un ennesimo arresto con accusa di omicidio. Non fu l’unica occasione in cui il mancato dentista riuscì a farla franca in forza di una pur precaria presunzione d’innocenza. Intanto in quegli anni la sua salute peggiorava a vista d’occhio. Corroso dalla tubercolosi e dal whisky, si diceva che quando Doc si metteva di profilo era difficile vederlo tanto era ridotto a pelle e ossa. Anche le sue qualità di giocatore d’azzardo ne subivano le conseguenze: le mani tremavano, lo sguardo si appannava, le crisi di tosse, improvvise e devastanti, si facevano sempre più frequenti. All’inizio del 1887 si trasferì a Gleenwood Springs, nel Colorado, insieme con la fedele Kate, confidando nelle doti taumaturgiche di una locale sorgente. Ma invano.

Racconta la leggenda che, ormai incapace di alzarsi dal letto, tra una sorsata di whisky e una di laudano, osservando i suoi piedi nudi, esclamasse: «Dannazione, questa è proprio buffa !». Aveva sempre pensato di morire in piedi, con gli stivali, durante una sparatoria. Chiuse definitivamente gli occhi l’8 novembre del 1887 a 36 anni. L’amico Wyatt lo ricordò sul San Francisco Examiner: «Doc fu un dentista diventato giocatore d’azzardo per necessità; un gentiluomo che la malattia rese un vagabondo […], l’uomo più pronto e veloce con la sei colpi che io abbia mai incontrato». Meno amichevole il ritratto fatto da Batholomew “Bat” Masterson, pistolero, sceriffo e alla fine anche giornalista del Morning Telegraph di New York: «Era di animo profondamente malvagio, con un carattere ingovernabile e sotto l’effetto dell’alcol era l’uomo più pericoloso che abbia mai conosciuto. Fisicamente debole, non avrebbe affrontato un gagliardo quindicenne in una sfida a pugni nudi. Questo nessuno lo sapeva meglio di lui, e il fatto di esserne cosciente probabilmente era la ragione per cui era così pronto a servirsi di qualunque arma appena si fosse sentito in difficoltà. Era una testa calda, un impetuoso schiavo del bere e propenso alla rissa. Chi non lo temeva lo disprezzava». (B. Masterson, Famous Gun Fighters of the Western Frontier, 1907)

Box 1 – Il West come terapia  Doc Holliday non fu il solo mito del West diventato tale a causa di una malattia perché costretto a trasferirsi nel sud in cerca di un clima più favorevole. Stesso tragitto seguì John Batterson Stetson (1830 – 1906) nato a Orange nel New Jersey in una famiglia di cappellai. Anch’egli affetto da tubercolosi, andò ancora ragazzo nel Texas. Qui capì che i cowboy avevano bisogno di un particolare capo di abbigliamento: un cappello che rispondesse a precisi requisiti legati al loro mestiere. Tesa larga per difendersi dal sole e dalla pioggia e cupola pure alta, per consentire maggiore aerazione. Doveva anche essere ben impermeabile per ovviare alla mancanza di un recipiente con cui eventualmente abbeverare il cavallo. Dopo il Texas, Stetson impiantò un laboratorio a Filadelfia e iniziò la produzione del Boss of the Plains, poi chiamato da tutti John BStetson. Nonostante il prezzo – 20 dollari – le ordinazioni fioccarono e John divenne un uomo ricco grazie a una produzione di due milioni di pezzi all’anno. 

Box 2 – Tra cinema e Tv  La figura di Doc Holliday e la sfida dell’O.K. Corral hanno costituito materiale per più di un film, con racconti variamente ritoccati a fini commerciali. In Italia molto successo riscosse una realizzazione del 1957, Sfida all’O.K. Corral, di John Sturges con Kirk Douglas (Holliday, doppiato da Paolo Stoppa) e Burt Lancaster (Wyatt). Nel 1946 ci aveva già provato il Maestro del film western, John Ford, accampando come credenziale una personale frequentazione con Wyatt Earp, scomparso nel 1929. Il film era Sfida infernale (My Darling Clementine, in originale, dal verso di una canzone dei cercatori d’oro della California), con Henry Fonda e Victor Mature. Del 1971 è Doc, con Stacy Keach nel ruolo del protagonista. Si possono ancora citare Tombstone di George Cosmatos, anno 1993, e Wyatt Earp di Lawrence Kasdan con Kevin Costner e Gene Hackman. Poi svariate serie televisive di produzione statunitense, nelle quali il personaggio di Holliday appare in un ruolo più o meno rilevante, come in un episodio del 1963 della famosa serie Bonanza e in uno di Startreck, ovviamente in quest’ultimo caso con un balzo nel tempo.

(Corriere della Sera)

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