«Caro Bruno, sono Alberto. Spero che questa mia ti trovi… e ti trovi in buona salute. Ti contatto per soddisfare una mia impellente curiosità: cosa è questa faccenda di Bella ciao di provenienza romeno/ebraica o giù di lì? Che fine ha fatto il vostro (tuo e di Leydi) saggio pubblicato sulla Storia einaudiana? Se trovi il tempo rispondimi, e comunque tanti saluti dal tuo vecchio compare Alberto».
(22 aprile, 2008)
Caro Alberto, mi fa piacere leggerti dopo tanto tempo… Sì, sono in buona salute e lo stesso spero di te e dei tuoi. Dunque cercherò nei prossimi giorni di inviarti un testo che ho scritto un paio di anni fa per un intervento a Cinisello Balsamo, dove riprendo, ma ampliandole e argomentandole più chiaramente, le tesi del saggio Einaudi. Se non mi riuscisse di recuperarlo dal vecchio computer ti chiederò il tuo indirizzo per mandarti una fotocopia del pubblicato.
Veniamo all’ipotesi klezmer, riportata da Repubblica.
Credevo fosse un meccanismo peculiare dell’etnografia, ma poi ho imparato che riguarda anche la ricerca storica, filologica e soprattutto archeologica, quello per il quale i dilettanti fanno speso delle scoperte, e a volte delle scoperte anche importanti, ma nel contempo in cui si rendono conto della scoperta si convincono che essa è la chiave di volta di un certo problema (etnografico, storico, filologico o archeologico). E questo, statisticamente non è possibile: mentre è invece certo che ogni scoperta è o può essere un tassello, magari importante per la definizione, se non per la soluzione, di un determinato problema.
Prima di definire i parametri del problema “bella ciao”, lascia che ti dica che non sono mai state investigate abbastanza le influenze che le compagnie e gli artisti di teatro leggero itineranti internazionalmente nei circuiti di provincia (vaudeville, burlesque, avanspettacolo, varietà) hanno avuto sui repertori di tradizione orale locale. Alcuni esempi, su cui un dilettante postulerebbe sicuramente una teoria dell’origine:
+ Il cantastorie romagnolo Lorenzo de Antiquis compose un pezzo satirico, la Ballata dei Cornuti. A parte le microvariazioni melodiche e ritmiche dovuto all’uso dei versi piani anziché tronchi, la melodia è identica a Joe Bowers, uno dei più famosi folksongs della corsa all’oro del ’49 in California. (Guarda un po’… anche quella di Joe Bowers è una storia di corna). Per inciso, i folkloristi americani hanno spiegato che Joe Bowers nasce sulle tavole dei Music-Halls californiani e non tra i bivacchi dei cercatori d’oro.
+ Nel film di John Ford L’uomo che uccise Liberty Valance, dopo la morte del cattivo Lee Marvin un gruppetto di messicani canta per una manciata di secondi una canzone identica, nota per nota, alla canzone napoletana «te l’ho detto tante volte di non far l’amore con i pompieri», quella che poi Renato Rascel ha rifatto come È arrivata la bufera.
+ In un film greco di circa 30 anni fa vengono narrate le traversie di una famiglia, mi sembra di artisti girovaghi, durante la Seconda guerra mondiale, e una folla raccolta in una piazza canta, su testo greco, una melodia identica al nostro Cacciatore del bosco.
+ Il finalino musicale obbligato di tanti pezzi di canzone comica, noto generalmente come «mazza la vecchia col flit», è utilizzato nella musica bluegrass e old-time come finale quasi d’obbligo nei fiddle tunes per il ballo, ed è noto come «shave and a haicut-shampoo!».
Mi fermo qui ma sono sicuro che se ci penso mi verrebbero in mente altri esempi. E ora veniamo alla domanda che mi poni. Non ho mai sentito quel pezzo klezmer né tantomeno quella particolare incisione. Diamo pure per scontato che sia effettivamente identica a Bella ciao. Noi sappiamo:
+ che la melodia è una variante in minore di una delle melodie più diffuse (ma in Maggiore) nei repertori dei cantori di tradizione orale in Italia settentrionale, utilizzata in due diffusissimi canti narrativi, o “ballate” nella denominazione leydiana, e precisamente La bevanda sonnifera (nella versione con incipit “e la mia mamma l’è vecchierella“, nonché Picchia picchia la porticella
+ che detta melodia in Maggiore è attestata sicuramente almeno dal 1940, edizione dei Canti delle filandiere brianzole, ma posso chiedere all’archivio regionale se esistono trascrizioni musicali precedenti, e risulta diffusissima per via orale in tutte le rilevazioni sonore dagli anni ’50 in poi
+ che in alcune versioni della Bevanda sonnifera (ricordo quella della Facchetti e delle mondine Bettinelli) è presente il refrain “la mi fa ciao, la me dis ciao, la me fa ciao ciao ciao”
+ che una registrazione trentina effettuata da Pasquale Guadagnolo alla fine degli anni ’60 (o all’inizio dei ’70) documenta una versione estremamente impoverita ma testualmente sicuramente riconducibile alla Bevanda sonnifera (e altrettanto sicuramente non al Bella ciao partigiana) ed è trasformata in gioco infantile. In essa il battito delle mani è costituito dal gioco mano contro mano di due persone a braccia parallele e poi incrociate
+ che fino dall’inizio degli anni ’60 circolava per via orale la convinta teoria che Bella ciao avesse origine nell’Europa Orientale, o addirittura fosse un canto russo.
Ora, quando sapremo come un pezzo klezmer suonato da uno zingaro si incastri con tutto questo, ne sapremo indubbiamente molto di più sulle modalità di diffusione e trasformazione dei canti popolari: ma che quel pezzo (guarda che coincidenza: con la stessa struttura metrica del canto epico-lirico italiano) o addirittura una sua incisione del 1919 sia all’origine di tutto mi sembra francamente insostenibile. Tutta la ricostruzione filologica di Repubblica non sfiora minimamente il problema, che sembra essere completamente ignorato. E questo è quanto. Cari saluti, Bruno
(25 aprile 2008)
PS Nell’aprile del 2008 su La Repubblica apparve un lungo articolo che ipotizzava l’origine klezmer (la musica degli ebrei aschkenaziti) di Bella ciao. Il saggio Leydi-Pianta al quale io faccio cenno è nel volume 5/2, I Documenti nella Storia d’Italia di Einaudi (pag. 1183, “La possibile storia di una canzone”). Il giorno 22 aprile 2022 la tv trasmette su Rai3 il docu-film Bella ciao-Per la libertà. Tra le varie testimonianze vi è quella di una persona venuta in possesso di un disco del 1919 dove è incisa una musica klezmer la cui melodia gli ricorda quella di Bella ciao.
PS.2 Personalmente ritengo che la ricostruzione della nascita di una canzone “popolare” sia sempre un’operazione molto difficile, per lo più impossibile. Soprattutto è quasi impossibile individuarne l’autore, perché la canzone che ora ascoltiamo è il frutto di una collettività, di singoli “autori” succedutisi nel corso del tempo, è in definitiva il frutto di un numero spesso elevato di successive varianti, grandi o piccole che siano. È anche il frutto dell’ambiente in cui la canzone è venuta a trovarsi durante la sua esistenza. A questo fatto si fa cenno nell’introduzione a Canti popolari in Lombardia (citazione da A. L. Lloyd), nella sezione Ex Libris.