«Io ero un aquilone nel cielo. Tranquilla, perché assicurata a terra da un filo tenuto da una mano amica»: rievoca così, Laura, 46 anni, non vedente da cinque, la sua prima emozionante ed emozionata libera uscita in compagnia di Ambra. La prima, dopo due anni di un’esistenza confinata tra quattro mura, preda della più disperante depressione, dello sconforto, di un’incertezza senza appigli, di un futuro impossibile da immaginare, di un passato cancellato per sempre. Due anni da autoreclusa in compagnia di insopprimibili ricordi diventati solo rimpianti. E sopra ogni cosa, un bruciante desiderio: la libertà, l’indipendenza di muoversi da sola, di andare dove voleva. «Rimanevo bloccata in casa tutto il giorno. Le mie figlie andavano a scuola e mio marito era al lavoro, dovevo sempre aspettare che qualcuno rientrasse per poter uscire almeno un poco. La percepivo come una violenza fisica e morale, che aveva annullato in me ogni voglia di vivere».
Libertà: ecco il prezioso dono portato un giorno di tre anni fa da Ambra. Ambra è una femmina di Labrador, con il mantello nero come inchiostro di china, lucido lucido, è muscolosa e soda come una palla di cannone, mansueta, obbediente e incredibilmente intelligente. Si è “laureata” a pieni voti presso il Centro di Addestramento per cani guida dei Lions di Limbiate. Prima di essere assegnata a Laura ha percorso tutta la lunga trafila prevista per arrivare a essere giudicata “abile e arruolata” in questo prezioso e insostituibile compito: «diventare gli occhi» – l’espressione la scandisce Laura con forza – di un essere umano.
Il Servizio Cani Guida dei Lions è nato nel 1959 per volontà e opera di un ingegnere, ex pilota di caccia, che aveva perso la vista in seguito a un incidente, Maurizio Galimberti. Prima sede a Milano, quartiere Gallaratese, con cinquemila metri quadrati e tre cani guida arrivati dalla Germania, poi, nel 1973, 25mila metri quadrati (più o meno tre campi di calcio) a Limbiate, dono della Provincia e ora di proprietà. «Il nostro Centro è all’avanguardia in Europa – fa notare l’attuale presidente Giovanni Fossati, imprenditore lombardo dal tratto signorile e autorevole con l’hobby dei cani guida (o forse, viceversa) -, a tutt’oggi il Servizio ha consegnato, completamente gratis, duemila cani ad altrettanti non vedenti, con un ritmo di 50 all’anno. Cinque o seicento sono ancora in attività».
A Limbiate, 20 chilometri da Milano, tutto è nuovo, pulito, razionale, spazioso, tutto emana efficienza. «Abbiamo 36 box e 76 cani, con possibilità per gli animali di stare all’interno e all’esterno. C’è lo studio veterinario, c’è l’ambiente per la toeletta, c’è l’ampio spazio per l’addestramento, con i vari ostacoli che si possono incontrare fuori e i diversivi del caso (i gatti di passaggio sono i benvenuti). Ci sono quattro miniappartamenti per ospitare gratuitamente i non vedenti che vengono a familiarizzare con la loro futura guida o che hanno particolari necessità legate al cane, c’è una grande sala di socializzazione, ci sono gli uffici, i locali per gli istruttori e altro ancora». Tutto è ampio, senza ostacoli, senza inutili ingombri e il grande capannone dove soggiornano gli animali ha il pavimento riscaldato e ampio spazio per il movimento. «L’imperativo categorico – ammonisce Fossati con tono che non prevede repliche – è il massimo rispetto per gli abitanti a quattro zampe. Mi imbestialisco se vedo qualcuno che li tratta male, sia un nostro dipendente (ce ne sono sedici, inappuntabili in verità) sia un non vedente».
Prima di ottenere la “Laurea” i cagnoni di Limbiate devono frequentare i successivi periodi previsti dal rigido protocollo. Subito dopo la nascita vengono vaccinati e sottoposti a un’accurata visita da parte del veterinario: una prassi che li seguirà per tutta la carriera, anche quando saranno assegnati al non vedente, perché «noi garantiamo fino all’ultimo sicurezza e qualità, e lo facciamo sempre gratuitamente ma con assoluta professionalità e senso etico. Poi c’è l’affetto, ma noi non c’entriamo: quello il cane lo elargisce di suo». Dopo due mesi nel Centro il cucciolo è affidato a una famiglia volontaria, i Puppy Walker (qualcosa come “passeggiatori con cagnolino”), che ne avrà cura fino all’anno di età, rimborsati in tutto e per tutto. Con i Walker l’ospite si abitua alla vita di famiglia, all’appartamento, agli estranei di passaggio, alla passeggiata fuori casa: in una parola, agli umani e alle loro usanze.
Il primo compleanno è segnato dal ritorno a scuola. Il cane ha già incontrato molte volte gli istruttori, conosce bene l’ambiente, e ciò serve a rendere molto sono traumatico (traumatico, in verità, per entrambe le parti) il distacco da quelli che sono stai i temporanei padroni. A questo punto il giovane cane inizia l’addestramento: per tre mesi nel Centro e poi tre o quattro fuori, nel mondo, soprattutto in città. Deve abituarsi alla realtà quotidiana in ogni suo anfratto. Fa conoscenza con il traffico, i marciapiedi affollati, i rumori improvvisi, i clacson, le automobili e le motociclette, la metropolitana, i tram, le impalcature che ingombrano il passaggio, le deviazioni obbligate, i cani sconosciuti, i bambini curiosi, i passanti che vanno di fretta, i piccioni zampettanti…
Alla fine si “laurea” ed è pronta per incontrare la nuova e definitiva compagna di vita. «Quando me la portarono a casa – ricorda commossa Laura – sulla porta di casa mi abbassai allargando le braccia e Ambra di slancio si precipitò a ricevere la mia stretta, come una bambina che ritrovi la sua mamma. In quel preciso istante diventammo un’anima sola. La strinsi forte forte: era quello che volevo e che aspettavo da interminabili mesi, e lei certo l’aveva capito. Non ci eravamo mai incontrate prima, ma era come se ci conoscessimo da sempre». All’istruttore sfuggì una lacrima, anche se sapeva che avrebbe rivisto cane e padrona più volte in futuro, durante le immancabili visite al Centro. «I cani – precisa Fossati – vengono dati in comodato gratuito, il che vuole dire che la proprietà resta nostra, che della loro salute continuiamo a occuparci noi con regolari controlli, che vegliamo su come sono trattati e a volte (rarissime per la verità) mi sono visto costretto a riprendermi l’animale». Non vedente, addestratore e cane resteranno sempre in contatto.
Oggi Laura è una linda signora con i capelli biondi tagliati corti, veste a colori vivaci e comunica entusiasmo, perché «con l’arrivo di Ambra ho di nuovo assaporato la gioia di vivere. Ho cancella la tristezza. Ambra per me è una terza figlia e per le mie figlie una terza sorella. Adesso la mia giornata è come quella di una persona che vede, non sono autonoma al cento per cento ma al mille per mille. Con Ambra ho un dialogo che si trasmette con la voce ma anche attraverso il maniglione: lei percepisce il mio umore, i miei desideri, le mie intenzioni, il mio stato d’animo. Con lei non ho mai conosciuto nemmeno un istante di paura o titubanza. Niente stress, niente indecisioni. Lei non ha mai sbagliato una sola volta e so che mai sbaglierà: è questa certezza che fa sì che io mi affidi completamente a lei. La sicurezza che mi regala è il suo modo di corrispondere alle mie carezze, ai miei baci, alle mie cure, quando la spazzolo e le passo la salviettina profumata. Lei è felice di essere i miei occhi, io sono felice di vedere attraverso i suoi».
Cane e padrona restano uniti 24 ore su 24. Quando non indossa la bardatura, Ambra è un cane quasi normale, ma quando ha il maniglione in azione, allora è speciale. «Basta che io le dica di portarmi all’ufficio postale oppure in banca, e lei tranquillamente lo fa, perché riconosce la parola e conosce la strada e sa percorrerla seguendo la sua e la mia stessa traccia della volta precedente. Ecco, il naso è il suo terzo e sensibilissimo occhio. L’altro giorno avevo ricevuto una lettera da una dottoressa per una visita all’ospedale, dove mai eravamo state prima. Ambra ha fiutato la lettera e quando ci siamo trovate sul posto mi ha condotta sicura sicura davanti alla porta dello studio della dottoressa». Con Ambra la libertà di Laura non conosce limiti. È anche stata anche in aereo, senza il minimo problema né per lei né per la sua compagna. Riconosce il colore dei semafori e l’uso delle strisce pedonali. È anche un’attenta guardia per l’incolumità della sua amica. Come hanno poi testimoniato alcuni passanti, un giorno Ambra ha sventato uno scippo ai danni di Laura da parte di un malintenzionato che in strada si era avvicinato minaccioso.
«I cani guida non sono cani meno fortunati di altri solo perché non si divertono tutto il giorno alla maniera dei cani – sottolinea Giovanni Fossati -, sono cani felici e orgogliosi di fare quello che fanno, di essere quello che sono. Una volta non lo credevo, ero molto scettico, ma con il tempo mi sono convinto che le cose stanno proprio così. E quando osservo un non vedente uscire dal nostro cancello con il suo nuovo compagno che ha appena conosciuto, non mi vergogno a dirlo, mi scappa una lacrima».
(Corrierre.it)