Loro

11b Quei due nella strada

La musica viene dalla strada. Non si era capito subito perché la sua “voce” all’inizio veniva da lontano e poteva essere quella di una radio o di un cd, da qualche parte, dietro qualche finestra, nella casa accanto o in quella di fronte. Ora è chiaro, e basta affacciarsi alla finestra per non avere più dubbi. Forse i musicanti hanno approfittato della bella giornata di sole, ancora un poco fresca ma già tinta dalle prime avvisaglie della primavera. Non c’è vento e il cielo è di un azzurro profondo, che solo qualche piccola sbuffo di nuvole bianche riesce a sporcare. I suonatori stanno venendo già per la strada, si tengono al centro della carreggiata, approfittando del fatto che la via è sì in una zona centrale della grande città, ma non fa parte del tumultuoso torrente del traffico più disperato e disperante. Sono due e procedono a piccoli passi, lenti lenti e tra loro distanziati. Il primo suona una tromba dall’aspetto piuttosto vissuto e dall’intonazione a tratti un poco incerta; il secondo fornisce l’accompagnamento con la fisarmonica: segna il tempo e si concede rari break, forse per lasciar riprendere fiato al compagno di quell’estemporanea camminata. Colpisce il fatto che non chiedano elemosina: niente piattini supplicanti, niente ragazzetti che corrono a tendere la mano ai rari passanti, niente fanciulle dall’aria sofferente, magari con un fantolino tra le braccia. Niente di tutto ciò: solo loro due, musicanti di strada nell’esercizio della propria rispettabile attività. Indossano abiti dignitosi e normali: camiciona a quadrati dai colori tenui, calzoni di jeans, scarpe di antica fattura ma ben lustrate. L’aspetto è di gente dei Balcani, leggermente abbronzati e dalle movenze pacate, improntate alla dignità. È la tromba a condurre l’inusitata esibizione: suona quasi incessantemente su ritmi che ricordano molto da vicino la musica gitana, i balli di Romania o della Grecia, con qua è là un brevissimo cenno che riporta alle nostre terre, in particolare alla Campania e a Napoli. Da dietro un vetro li osserva incuriosito un gatto di tre colori, sulle loro teste trasvolano piccioni che non si comprende se siano allarmati o semplicemente stiano eseguendo le loro quotidiane evoluzioni. I tre o quattro passanti che incrociano li osservano solo un attimo per poi proseguire senza fermarsi. Stranamente nessuna finestra si apre. Sono solo io lo stupito spettatore. Tra pochi metri la via semideserta attraverserà una direttrice che punta verso il centrocittà, segnata da una fila ininterrotta di negozi di ogni genere e in questo pomeriggio percorsa da una fiumana fluttuante di gente che si gode l’ingannevole sole del tardo inverno e l’ultimo giorno di libertà. È domenica 14 marzo 2021: domani, lunedì 15, inizierà per Milano un nuovo lockdown.

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