Gli alberi che lo avevano visto ragazzino scorrazzare rumorosamente con battito dispari sui pattini a rotelle lungo i viali del parco, ora, in un inaspettatamente tiepido pomeriggio di un impazzito calendario, sovrastano da muti testimoni la felicità di un canuto uomo che ha già da tempo iniziato la curva discendente della parabola che gli è stata concessa. Felicità non di anni, né mesi, né giorni, ma un computo di ore per il quale le dita di una sola mano sono addirittura di troppo; eppure è l’esplosione di un sentimento che potrebbe rendere misero un tempo infinito. Il tempo dei sentimenti. Si sente estraneo tra i giovani, ai suoi occhi in improbabili abbigliamenti, tra improvvisate partite di pallacanestro e di pallone, coppie in reciproca adorazione, estemporanei e importuni venditori di fiori, solitari lettori, cani di ogni taglia e colore, paperelle in serafico beccheggio, ammassi di ortensie disseccate che l’improvviso sole ancora non inganna ma lascia in attesa della prossima ineluttabile primavera… Estraneo alla sua stessa realtà, ora gode della presenza del ricordo di un dono tanto sognato quanto immeritato. Non ci sono mamme ansiose con bimbi allo stato brado, ragazzetti a bordo di cigolanti automobiline a pedali che si contendono quella che si suppone sia la più veloce, non c’è il carretto semovente per gelati da poche decine di lire, e neppure si ode il provocatorio richiamo del venditore di palloni «Piangete bambini!!!». L’uomo tarchiato e baffuto, in camicione a quadri sgargianti e pantaloni di fustagno, che una volta veleggiava con il suo fluttuante e multicolore carico aereo attraverso i viali, lanciando l’inopportuno incitamento ai piccoli in estasi. L’assurda montagnetta non è più la fortezza da conquistare da parte di torme di imberbi avventurieri che si arrampicavano a rischio dell’incolumità delle proprie ginocchia su rocce di sassi e di malta. C’era una volta… ma ora è bello girovagare alla vana ricerca di una panchina illuminata dal sole, è bello pensare di essere fuori dal tempo, è senza possibilità di essere descritta la sensazione suscitata da quell’unico abbraccio del tempo trascorso sotto il grande albero, mentre Lui per qualche tempo sembra finalmente dimentico delle ferite inferte da un esacerbante e indomabile presente. C’era una volta… è bello pensare di essere fuori dal tempo, è senza possibilità di essere descritta la sensazione suscitata dal ricordo di quell’antico ragazzino che si stupiva davanti al grosso merlo impegnato nel tiro alla fune con un lombrico riluttante. Poi il caffè e l’aranciata all’interno di un asettico bar che pare uscito dalle elucubrazioni futuristiche di un regista di culto degli anni Trenta, ma che ritrova avvolgente calore nella presenza di una improvvisa e inaspettata ondata di serenità.
24a Ritorno al parco

14
Lug