Primo Levi nel suo libro più famoso, Se questo è un uomo, si considerava narratore-testimone. Dopo la guerra incontrò molte scolaresche, e i ragazzini gli chiedevano come mai dal libro non trasparisse odio e desiderio di vendetta. Per loro Levi aveva due risposte complementari: 1. di fronte a quanto narrato non c’era bisogno di suscitare sentimenti così forti e sostanzialmente “di parte”: la condanna era insita nella realtà di ciò che era accaduto. 2. Nell’Appendice dell’edizione scolastica di Se questo è un uomo spiegò: «Ho assunto deliberatamente il linguaggio pacato e sobrio del testimone, non quello lamentevole della vittima, né quello irato del vendicatore: pensavo che la mia parola sarebbe stata tanto più credibile e utile quanto più apparisse obiettiva e quanto meno suonasse appassionata: solo così il testimone in giudizio adempie alla sua funzione».
1. Il Testimone
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Mar